EXPERIENZA INVEROSIMILE
Avrei da raccontare una storia inverosimile, non sono sicuro di riuscirvi e, per quel che ho vissuto, vorrei evitarlo; ma è più forte di me. Voglio assolutamente render noto ciò che ho visto, sperando di non annoiare nessuno. Ci provo:
Una sera, per strada, tornando dal lavoro, mi sentivo poco bene. Il mio fisico, per ogni passo che solcavo, si appesantiva a causa di un malore che mi avvolgeva come una pressa e che mi stringeva sempre più forte.
Finalmente potei notare il portone di casa mia e, con un ultimo sforzo, affrettai i miei passi per rincasare.
Nel mio condominio non vi sono ascensori né apparati similari e, nonostante abiti solo al 2° piano, compiei uno sforzo immane nel raggiungere la soglia di casa, bramando il mio giaciglio.
Raggiunta la porta, presi le chiavi per aprirla, ma non riuscii nemmeno ad inserirle nella serratura per il troppo freddo che sentivo nelle ossa. Inoltre avevo la vista annebbiata. Più volte il mazzo di chiavi mi cadde dalle mani indebolite.
Decisi di suonare il campanello… era più facile entrare, così avvenne! Mi aprì Claudia, la mia consorte, e subito sopraggiunse Daniele, mio figlio.
Claudia subito mi chiese cosa fosse successo: - Non sto bene! Debbo assolutamente stendermi!-
Preoccupati, madre e figlio, mi accompagnarono sul letto; mentre Claudia mi levava le scarpe, svenni.
Per un tempo indefinito mi sentivo immerso nella più assoluta oscurità. Ero inorridito ed angosciato e credo di aver urlato senza che la voce mi uscisse per la disperazione e lo smarrimento che mi dominavano.
All’ improvviso distinsi una luce che man mano divenne sempre più presente ed accecante, tanto da coprirmi gli occhi con le mani. Lentamente, poi, allargai le dita delle mie mani che avevo ancora sugli occhi; potei comprendere, in un secondo momento, che la densità della luce accecante era la stessa a quella di una bella giornata di sole primaverile.
Aprii del tutto gli occhi e, sbalordito, mi ritrovai all’ aperto sdraiato su una panchina in cemento armato sita in una grande piazza.
Intontito dal brusco cambiamento di ambiente, voltai il capo in tutte le direzioni torcendo anche il busto. La prima cosa che vidi alle spalle della panchina furono numerosi giardinetti pubblici pieni di siepi e di giovani virgulti che, se curati, un dì sarebbero divenuti alberi forti e maestosi.
Avevo la sensazione di conoscere quella piazza, ma nello stesso momento non la riconoscevo per come la ricordo tuttora. Dalla panchina, dove mi sono trovato disteso, dominavo tutta l’area, sia avanti che dietro di me, vi erano punti di riferimento molto presenti nella mia memoria; al contrario di altri che mancavano del tutto; ero nel dubbio e nelle incertezze. Mille domande affollavano le mie meningi, ma, ahimè, non riuscivo ad avere una chiara risposta.
Descrivo la piazza: d’innanzi a me, a pochi metri, vi era uno stazionamento tranviario ad anello che abbracciava tutta l’area occupata dai giardinetti, che erano di spalle, più o meno ampia quanto la metà scarsa di un campo di calcio. Proprio dove ero io, due scambi tranviari opposti l’ un con l’ altro creavano una piccola sezione di binario rettilinea e parallela all’ anello, immagino che servisse come binario di servizio.
Sull’ isolato dirimpetto vi erano piantati altri piccoli alberelli ed in mezzo tra loro c’ era una costruzione strana di forma circolare di colore giallo paglia con dei tetti ad onda. Guardando sempre avanti a me in lontananza vi era, in costruzione, una grossa struttura circolare od ovoidale. Poteva distanziarsi da me un 400 o 500 metri… la ricordo maestosa ed alta, ma ancora in costruzione.
Sulla mia destra vi erano altri giardinetti con molti alberi già adulti e dietro di essi li sovrastavano dei palazzi non molto alti e di colore molto chiaro o addirittura bianco, inoltre, affianco ai medesimi, vi era un viale alberato. Da poco erano piantati dei probabili palmizi. Non riuscivo a distinguerli bene.
Sulla mia sinistra invece iniziava una strada e, oltre ad essa, vi erano delle mura di cinta con degli enormi cancelli a tripla o quadrupla anta, ma non davano l’ idea di una caserma.
Alle mie spalle, giratomi su me stesso, oltre le siepi, c’era una stazione ferroviaria il cui edificio era molto bello. Davanti ad esso vi era uno spiazzo e, poco più verso di me, scorreva una strada servita da una linea tranviaria che proveniva sia da destra che da sinistra unita al suddetto anello. Dalla mia postazione si riusciva anche a vedere i binari della ferrovia.
Non c’ era molta gente ma non era nemmeno un deserto e l’ altro fattore che mi colpiva era che molti cittadini possedevano macchine d’ epoca e molti altri macchine moderne; la stessa cosa fu per i mezzi pubblici, vidi tram datati o storici e di nuova generazione circolare insieme.
Approfittando del bel sole, mi spostai. Acquistai un biglietto del tram presso un’ edicola che era alla sinistra della stessa panchina a pochi metri (avevo soldi in tasca... Mah!!!) Volevo perlustrare quella strana città.
Chiesi all’ edicolante dove potevo trovare la fermata del tram. Mi rispose: - Dove vuole andare in centro o in periferia?-
-In centro!-
-Allora deve prendere il tram che va in direzione opposta a quello che sta transitando adesso! La fermata la trova quasi alle nostre spalle, oltre la strada!
- Va bene… ma qualsiasi linea che prendo è giusta?-
- Dipende quale punto della città volete raggiungere.
- Non saprei
- Allora mò vi spiego: se volete raggiungere il mare prendete il 4 e vi fermate al suo capolinea, mentre se volete andare proprio in centro città prendete il 23 e scendete sempre al capolinea che anch’ esso è vicino al mare, per l’ esattezza di fronte al porto. E’ comunque più centrale rispetto al 4. Potete notare lì vicino, dove stazionerà,un castello grandissimo.
Quando l’edicolante mi diede tutte le informazioni che mi servivano, mi guardai intorno un’ ennesima volta ed incominciai forse ad avere meno dubbi. Chiesi di nuovo al giornalaio:
- Ma qual è l’altro capolinea del 4?
- L’ ippodromo!!! A proposito, se prendete il 4 è servito dai nuovi tram che non so come li chiamano.
- Grazie!-
Mi allontanai, e a 20 metri c’ era la strada da attraversare; non volli azzardare nessuna conclusione, ero ancora troppo dubbioso ed incerto per farlo… in verità, non sapevo cosa pensare.
Arrivai alla fermata che l’ edicolante mi suggerì ed aspettai. Vidi giungere, dopo pochi minuti uno di quei tram di nuova generazione e sulla tabella elettronica vi era scritto: “4”.
Ebbi un forte mal di testa, peggio di quello che sentivo quando rincasavo dal lavoro, a causa del non saper dove fossi in quel momento. Stavo “spremendo” troppo la mia materia grigia!!!
Per i dubbi che avevo, tentennai nel prendere il tram che ripartì per la sua corsa, senza aspettarmi.
Continuavo a girarmi intorno alla ricerca di punti di riferimento che avrei potuto ricordare. Osservai l’ edificio della stazione, mi ci avvicinai e notai che a terra vi erano ulteriori rotaie, però abbandonate… poi mi girai verso i giardinetti di fronte ad esso e attraversai di nuovo quella strada: i binari di quell’altro anello di ritorno invece erano usati, erano più lucidi e poi vidi transitarci sopra i tram!! Tornai alla fermata, mi voltai verso destra e mi studiai la strada lunga che c’ era:
“Accidenti… è via… no… non può essere! Le case a destra che io ricordo della strada dove sono?” Quante domande mi ponevo…l’ emicrania era sempre più dirompente.
Si stava avvicinando un tram sulla direzione a me interessata. Era una 2 assi con una rimorchiata !!
Era in servizio sulla 23: salii sulla rimorchiata, non c’ era nessuno a bordo, il tram ripartì.
Durante il viaggio continuavo a guardarmi intorno e più il tram continuava la sua marcia più mi ritrovavo in zone a me conosciute. Riconoscevo il colle che stava sulla destra oltre la ferrovia. La collina che avevo in mente era con molte più case, quella che notavo in quel momento invece era molto boscosa.
Il tram si fermò ad un incrocio ed io, per non morire di emicrania, a causa degli sforzi mentali che ponevo alla mia povera testa, volli parlare col conducente, quindi scesi dalla rimorchiata e risalii sulla motrice (non so perché ma il tranviere aveva lasciato le porte aperte).
Il tram ripartì…. Mi avvicinai al conducente e gli chiesi dove andasse questo tram, il tranviere mi rispose:
- E cosa ci fate voi qui?- “O mamma” pensai, preso da una crisi di panico “qui ogni passo è una novità”.
- Mi perdoni, non è il 23 questo?
- Noo, ‘sto tram è fuori servizio!
- Perché allora vi siete fermato poco fa?
- Per usare i freni nuovi, l’ hanno appena revisionato.
- Ma il numero di linea l’ ho visto!
- Davvero?
- Certo
- Vuoi vedere che mi sono dimenticato di nuovo di levare il numero e di sostituirlo con questo?
Mi mostrò un cartello con la scritta FUORI SERVIZIO. Il tranviere continuò a parlare:
- Non è la prima volta che mi succede, eheheh.. sono abituato ai Sirio, che quelli sono elettronici. La gente poi, quando succede ‘sto fatto, impazzisce e poi si arrabbia, ma io dico: ma cosa vi arrabbiate a fare, a tutto c’è un rimedio, scendete dal tram e prendete quello giusto, no?… Ma, io, la gente non la capisco. Invece voi non vi siete arrabbiato, ma da dove venite? Il vostro accento è forestiero!
- Io… io arrivo da Lecce… anche se non so come sono arrivato qui…
- Ah ah ah , mi siete proprio simpatico, eh eh eh !!!
Il tranviere, poi, divenne serio. Passarono pochi secondi di silenzio e mi domandò:
- E dov’ è Lecce?
Non c’ era niente da fare, avevo bisogno di una Novalgina: avevo la testa come un nido di vespe. In ogni caso risposi, anche se non riuscivo a capire se costui mi stava prendendo in giro o era proprio così:
- Lecce si trova in Puglia, è una cittadina pugliese.
- Aaaa…ho capito… è in provincia di Bari, non è vero?
Ancora più disperato gli chiesi dove fosse una farmacia…
- Uuu… e quelle oggi sono chiuse…è domenica! Ci sarebbero quelle di turno… ma forse voi siete abituato a trovare di domenica l’ unica farmacia aperta, essendo un paesino piccolo… ma questa è una grande città!!!
Capii che il tranviere non era mai stato a Lecce e gli spiegai che la cittadina salentina era alquanto grande, che era una provincia a se e che la si può trovare geograficamente a 150 Km a sud di Bari.
Dopo le spiegazioni dategli, ne volevo altrettanto io e gli chiesi quale fosse la fermata successiva per il centro. Invece mi invitò nel deposito che si sarebbe trovato nei pressi da dove transitavamo:
- Vedi lo scambio? Allora, dritti si va per il centro e, prima che ci arrivi, attraverserai tanti quartieri, invece noi lo scambio lo metteremo in deviata…-
Rallentò sino a fermarsi, con una specie di piede di porco scese e si avvicinò allo scambio, con un poco di forza deviò gli aghi dello scambio secondo la direzione da lui voluta, risalì e subito fece ripartire il tram.
Continuò a spiegare:
- Ecco, tra un minuto saremo nel deposito, tu per andare al centro devi proseguire per quella galleria che vedi di fronte. Mò facciamo una cosa più bella: aspetti il tram 30 che viene da sinistra, in questa via in cui stiamo entrando. Ti porta diritto al centro, va bene?
- Va bene, basta che arrivo!!!
Alessandro